Il microcredito è uno strumento di sviluppo economico che permette l’accesso ai servizi finanziari alle persone in condizioni di povertà ed emarginazione.

Nei paesi in via di sviluppo milioni di famiglie vivono con i proventi delle loro piccole imprese agricole e delle cooperative nell’ambito di quella che è stata definita economia informale. La difficoltà di accedere al prestito bancario a causa dell’inadeguatezza o della mancanza di garanzie reali e delle microdimensioni imprenditoriali, ritenute troppo piccole dalle banche tradizionali, non consente a queste attività produttive di avviarsi e svilupparsi libere dall’usura.

La metodologia del microcredito rivoluziona il modo di pensare l’aiuto allo sviluppo nei programmi di cooperazione internazionale. Si tratta infatti di uno strumento che stimola l’attività produttiva e la dignità delle persone a cui viene data una possibilità di crescita che non viene regalata, ma “prestata”. Si abbandona in questo senso la logica del puro dono.

Quella che viene riconosciuta è la fiducia nella possibilità della persona: il credito prima ancora che monetario è fiducia al microimprenditore e al suo progetto. Lo sviluppo economico viene sostenuto in questo caso attraverso la responsabilizzazione dei microimprenditori, come protagonisti e fautori della propria crescita.

La riduzione della povertà estrema è il primo degli «obiettivi di sviluppo del millennio» sottoscritti da oltre 180 capi di stato, ed il microcredito è ormai il simbolo della cooperazione allo sviluppo che funziona: locale, mirata, a favore delle categorie più svantaggiate e non di elite corrotte. Il “microbenessere” che deriva da piccole attività spesso si traduce in migliore accesso ai servizi sanitari e scolastici per le donne e i bambini, promuovendo anche lo «sviluppo umano» e non solo quello economico.

I progetti di microcredito:

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